Creatività: cos'è realmente? Creativity, what really?

Creatività, una bella parola. Ma cosa si vuol intendere?

Be', naturalmente ognuno ha la sua legittima opinione; io proverò ad illustrare la mia. Creatività” potrebbe essere la capacità di vedere il mondo come non è! Allora è lecito chiedersi anche: ma è un dono innato solo da invidiare a “prescelti” oppure una capacità che si può acquisire e migliorare durante la vita? Creatività potrebbe anche essere unire elementi già esistenti con “connessioni” nuove; che siano utili. La novità e l’utilità sono concetti imprescindibili. Ma essere creativi potrebbe significare anche rompere le regole esistenti per crearne delle altre migliori, destabilizzanti. Ciò potrebbe rappresentare un rischio ovvero: un uomo che ha un’idea nuova può risultare uno svitato. Ma sarebbe uno svitato con “scadenza certa”; cioè finché novità non ha successo. In quel caso diverrebbe un genio creativo.
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Well, of course everyone has their own legitimate opinion, and I'll try to illustrate mine: "Creativity "might be the ability to see the world as it is!
So it is questionable as well: it is an innate gift only as good at "selected" or a skill that you can acquire and improve during the life? Creativity may also be to combine existing elements with "connections" new, they are useful. The novelty and utility are essential concepts.
But be creative could mean breaking the existing rules to create the other best destabilizing. This could pose a risk or a man who has a new idea may be a nut. But it would be loosened with a "certain date", that is until the novelty has not happened. In that case it would become a creative genius.


Tuesday, October 2, 2012

Enzo Tortora: un sanguinoso conto ancora da saldare

Enzo Tortora, un eroe che vive ancora!
(Protagonisti Editori 2010-2012 All right reserved)


Ritratto di un uomo troppo perbene:
I giovani di oggi si chiederanno... « Chi era Enzo Tortora
Ebbene, la domanda non pare affatto fuori luogo giacchè sono quasi trenta, gli anni trascorsi dall'inizio dei tragici fatti. Vediamo, dunque, chi era davvero costui. E che cosa è oggi!


Tortora era un presentatore televisivo molto noto, davvero molto quotato; un vero professionista del tubo catodico. Un conduttore da 28 milioni di telespettatori; numeri da sogno per la TV di oggi. Costui incarnava un certo perbenismo borghese. Infatti, la sua figura pubblica, certamente, non era a tutti gradita. Finì, all’improvviso, in un tritacarne allestito dalla procura di Napoli, sulla base di un manipolo di “pentiti”, 11 per la precisione (tanto da meritarsi il soprannome di: “Nazionale” della menzogna), che prese ad accusarlo di reati ignobili. Con lui, prima che quell’operazione si sgonfiasse come un palloncino, finiranno nel tritacarne altre 855 persone e solo poco più della metà venne condannata.
Il suo arresto fu un evento mediatico; prima di trasferirlo in carcere i carabinieri lo ammanettano come il peggiore dei criminali e gli allestiscono una sorta di passerella davanti a fotografi ed operatori televisivi.
Con Tortora, la giustizia italiana, fa un salto indietro di qualche secolo, coprendosi letteralmente di vergogna e di infamia. Un gruppo di mediocri magistrati (colpevoli anche di un insaziabile protagonismo), non si lascia scappare questa ghiotta occasione per mostra i suoi lati più bui. E, manco a dirlo, l’Italia si spacca letteralmente in due: tra innocentisti e colpevolisti.
Anche la stampa, dichiaratamente forcaiola, si consegna all'infamia ed alla vergogna, e riesce a dare il peggio di sé. Vedrete!
Enzo Tortora, oggi, lascia una cicatrice ancora sanguinante, una macabra pagina nera della nostra storia. Per molti (ma non per tutti, è bene saperlo) resterà per sempre il simbolo di una “Giustizia ingiusta”. Che di macroscopici errori, dopo di lui ne commetterà – purtroppo – ancora molti.

Breve riepilogo di una tragedia quasi annunciata:
Ventinove anni fa, alle quattro e un quarto del mattino, del 17 giugno '83, i Carabinieri bussano alla porta di una camera dell’hotel Plaza di Roma e arrestano Enzo Tortora. Mentre il cellulare lo trasporta in manette verso il carcere di “Regina Coeli”, Tortora è travolto da flash, telecamere e crudelissimi insulti: “ladro, farabutto, ipocrita, faccia di merda!”.
Viene condannato dai giudici di "Corte d'Assise”, a dieci anni per traffico di stupefacenti e associazione per delinquere di tipo mafioso. Per i magistrati è un appartenente alla “NCO-Nuova Camorra Organizzata", di Raffaele Cutolo, con mansioni di corriere della droga. E' la vittima sacrificale degli isterismi e dei pressappochismi dell’antimafia.
Il 15 settembre 1986, la Corte di appello di Napoli, rovescia il verdetto assolvendo con formula piena Enzo Tortora, giudicando i pentiti che l’accusavano non credibili.
«È la fine di un incubo», commenta il presentatore e, l'innocenza “dell'imputato”, viene confermata definitivamente il 13 giugno 1987 dalla Corte di Cassazione.
Meno di un anno dopo, il 18 maggio 1988, Enzo Tortora muore per un cancro ai polmoni. Complici della mano assassina... forse anche i (molti) cronisti giudiziari dell’epoca, i giornalisti, i giudici, le procure e le gazzette delle procure, che si son divertite a sparare false accuse su Tortora, mantenendo l'impunità. Sino ad oggi!

La “grande parata” degli aguzzini e degli impuniti:
Dal nutrito cast di magistrati, cronisti, inquirenti, giornali ecc... ad oggi, nessuno ha ancora chiesto scusa. Nessuna azione penale o indagine di approfondimento, verso costoro, è stata mai avviata, né alcun procedimento disciplinare è stato mai promosso davanti al Consiglio Superiore della Magistratura a carico dei pubblici ministeri che condannarono Tortora.
I giudici che l’hanno condannato a morte, hanno proseguito le loro carriere tranquillamente, senza avvertire alcun problema di coscienza o rendere conto del dolo evidente; qualcuno di questi con incarichi anche presso C.S.M.
E allora, diciamocelo chiaramente: in Italia la legge “chi sbaglia paga” è valida per tutti, fuorché per la "casta dei giudici" o pochi altri ancora. Sdoganiamo una volta per tutte questa amara consapevolezza: "non esiste alcuna legge per la responsabilità civile del giudice che commette un orrore/errore giudiziario, in odore di dolo", aggiungo io. Infatti...
«Sig. giudice Dott. Giorgio Fontana: cos'ha da dire dieci dopo la morte di Tortora?» gli chiede un premuroso giornalista, due anni orsono.
«Non ci fu errore giudiziario, come molti si ostinano a ripetere". Errare umanun est». Ma perseverare, francamente...!
E già che ci siamo, leggiamolo il festival della vergogna, interpretato dai boia di Tortora. Visto che non pagheranno mai per gli errori commessi, giovi almeno ricordare i nomi e le citazioni dei galantuomini che hanno contribuito alla posticcia edificazione del suo patibolo:
- Pm Diego Marmo: “Tortora è un cinico mercante di morte”;
- giudice Giorgio Fontana “Se Tortora non è in coma non lo mollo”;
- giudice Armando Olivares “Sulla colpevolezza di Tortora non ho avuto e non ho ombra di dubbio per il traffico di droga …oggi ha vinto la camorra” (esclamava il giudice, al TG1, dopo l’assoluzione di Tortora).
Bé, giudicate voi il gratuito e crudele spirito, soggettivo e pregiudizievole, ostentato da queste carogne che dovevano amministrare la Nostra giustizia. Naturalmente, la lista di aguzzini, non si ferma qui. Nominiamoli tutti, i “giudici”: Felice Di Persia, giudice Lucio Di Pietro, giudice Luigi Sansone, giudice Gherardo Fiore, giudice Orazio Dente Gattola, giudice De Lucia, giudice Achille Farina , giudice Carlo Spirito. Amen!

I “processi” mediatici di una stampa canaglia:
Le parole possono essere un'arma implacabile, nelle mani di chi può condizionare l'opinione pubblica. E se a questo vi si aggiungono magistrati... come dire: fragili ed un tantino inclini nel non resistere alla fascinazione dello show-biz (per usare un eufemismo), il danno è bello che fatto. Ed in tutta questa disgustosa vicenda, “la penna”, vince sempre: nel bene e nel male! Infatti, il sottoscritto, facendo fede al nobile principio della “par-conditio”, ha ritenuto oltremodo ingeneroso, ingiusto ed oltraggioso, dimenticare gli articoli di “alto giornalismo” dedicati a Enzo Tortora. Tutte cronache (in)fedeli, scaturite da penne in odore di premio
Pulitzer.
Rovistando nella pattumiera dei media, v’è un’ampia rassegna di chi s’è divertito, con sadico disprezzo, a fare a pezzi l’immagine di un imputato completamente innocente. Divertiamoci a leggere una loro sintetica cronologia, identificandone nomi e testate. Ecco i boia della carta stampata:

- “Enzo Tortora rivela una calma addirittura sospetta, al momento dell’arresto. Le labbra mosse con flemma, i muscoli del collo e della faccia tirati e la voce compassata, sembrano voler ricordare e riprodurre a tutti i costi il personaggio del piccolo schermo, amato dalle massaie” (Marino Collacciani - Il Tempo);
- “Dosando con grande mestiere, indignazione e sbigottimento, ha retto bene la parte della vittima innocente” (Wladimiro Greco - Il Giorno);
- “Il suo arresto conferma quello che, chiare indicazioni, davano già per sicuro, e cioè: Tortora è un personaggio dalle mille contraddizioni. Ligure spendaccione, se non proprio generoso, giornalista e quindi osservatore ma al tempo stesso attore e portato all’esibizione, umorale e tuttavia al servizio del più rigoroso raziocinio, colto (come ama anche ostentare in tv) eppure votato alle opere di facile popolarità, incline a un’affettazione non lontana dall’effeminatezza ma notoriamente amato dalle donne e propenso ad amare le più belle (due mogli e falangi di amiche). Moralista infine – proprio questo il sigillo che l’arresto imprime alla sua sfaccettata personalità – e ora colpito da un’accusa che fa di colpo traballare ogni sua credibilità morale” (Luciano Visintin - Corriere della Sera);
- “Desta qualche sospetto, quando fa di tutto per nascondere la sua vita privata; quando conduce sotto l’insegna dell’ordine una vita personale tutt’altro che ordinata, assumendo nello stesso tempo atteggiamenti da moralista o da Catone il Censore. I moralisti o i moralizzatori sono sempre da salutare con favore, specialmente in tempi come quelli che viviamo, ma a condizione che non bistrattino, con l’azione i loro princìpi, che conducano una vita irreprensibile” (Costanzo Costantini - Il Messaggero);
- “Tempi durissimi per gli strappalacrime” (Giovanni Arpino - Il Giornale);
- “Qualcuno a Milano dice che quando era stato licenziato dalla Rai lo si poteva vedere, di notte, in un giro di balordi. Qualcun altro si meravigliava di averlo incontrato spesso, anche in questi ultimi tempi, sugli aerei Roma-Palermo, Palermo-Roma. Che interessi poteva avere Tortora in Sicilia? E poi, per chi lo conosce bene, c’è un altro elemento inquietante: Tortora, di solito violento a parole nel difendersi e così conscio del potere dei giornali e della tv, quando è uscito dalla questura di Roma aveva a sua disposizione televisione e giornalisti: poteva dire quello che voleva; invece, a parte generiche dichiarazioni di innocenza, non ha avuto le reazioni che gli erano solite” (Alessia Donati - Novella 2000);
- “Tortora non può, non deve diventare un simbolo. Egli è solo uno dei tanti, tantissimi pessimi esempi dell’italiano che, sotto la lacrimuccia televisiva, nasconde il suo ardore per il danaro: e quindi è disponibile a tutto” (Luigi Compagnone - Il Secolo XIX);
- “[...]Anche perché, lo spaccio operato da Tortora, non consisteva certo in stecchette o bustine, ma in partite di 80 milioni a botta. Un’attività durata anni e stroncata solo ultimamente, secondo indiscrezioni, per uno sgarro commesso dal noto presentatore. E ancora... pranzi e cene con noti e meno noti camorristi, incontri segreti, rapporti, inchieste, raccomandazioni, suggerimenti, appalti” (Daniele Mastrogiacomo - La Repubblica);
- “Se un uomo viene catturato in piena notte vuol dire che qualcosa di grave ha commesso” (Camilla Cederna);
- “Era un po’ malinconico, non tanto perché costretto a camminare con le mani ammanettate e la scorta dei carabinieri, ma perché è arrivato sul teleschermo senza il suo concubino pappagallo” (Sergio Saviane);
- “Dicono che la tv di Stato è una droga. Mai detto è stato più vero dopo l’arresto di Tortora” (elzeviro sul Giornale attribuibile a Indro Montanelli);
- “Alcuni galeotti per evadere si servono della lima. Altri, invece, ricorrono alla scheda elettorale” (Giulio Andreotti–all’epoca già “salvato” 27 volte dall’immunità parlamentare–commenta, demenzialmente sull’Europeo, circa la candidatura di Tortora a deputato europeo per il Partito Radicale);
- “Anche a voler prescindere, in ipotesi, dalle risultanze fin qui esaminate, va considerato come il Tortora non sia certamente estraneo all’uso della cocaina”. (dichiarazione dei giudici Fontana, De Lucia e Spirito che si son sempre rifiutati di sottoporre Tortora ad accertamenti clinici per appurare la demenzialità di quest’affermazione);
- «Tortora Enzo… dieci anni di reclusione e 50 milioni di multa...», ha detto il presidente Sansone. “
Qualcuno ha stretto i pugni dalla felicità, altri hanno sorriso, sia pure con moderazione, dato il momento. Era come se la loro squadra avesse segnato in trasferta. E alla sera, ho saputo, hanno brindato: alla faccia di Tortora” (Feltri-Corriere della Sera)

Un'amara conclusione:
Siamo quasi a trentanni, dai fatti, e le ceneri di Enzo Tortora aspettano ancora giustizia. Le cause intentate da Enzo Tortora, presso il Tribunale civile di Roma e la Corte europea dei diritti dell’uomo, si sono insabbiate in un mare di cavilli e, non uno degli inquisitori, ha pagato con un euro o con un’oncia della propria carriera (quella, anzi, è avanzata tranquillamente alla grande). Una sgradevole consuetudine della nostra giovane democrazia.
Alla soglia del "sesto lustro", dall’ingiusto arresto del suo cittadino più popolare, nemmeno Genova ne ha ancora voluto tributare il tardivo riconoscimento. Magari con l’intitolazione di una piazza, di una strada; foss’anche dell’ultimo dei suoi più sgangherati caruggi del centro storico.

(Fonte: Indy Media Liguria)

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Carmine C No "Il Protagonista Moderno
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